Informazioni generali

La metafora degli scacchi, intesi come la vita stessa

Gli scacchi non sono altro che piccole figure (16 pedoni, 4 torri, 4 cavalli, 4 alfieri, 2 re e 2 regine, in totale 16 pezzi per ognuno dei due giocatori abbinati a due diversi colori) costruite con vario materiale (legno, plastica, marmo, etc.) che si utilizzano per l’omonimo gioco su una scacchiera di 64 caselle alternate bianche e nere.

L’obiettivo del gioco, sfruttando i movimenti specifici delle figure e “catturando” le figure avversarie in un’alternanza di mosse tra i due giocatori, è quello di costringere il re avversario in una casella della scacchiera da dove non può fuggire con le altre caselle attorno allo stesso presidiate dalle proprie figure.

Le analogie tra gioco degli scacchi e vita dell’uomo

Chess is life”, gli scacchi sono la vita, così diceva Bobby Fischer (il leggendario campione del mondo del gioco); in effetti sono molte le analogie, se consideriamo la scacchiera come il nostro mondo, la partita ed il suo evolversi come lo scorrere del tempo della singola esistenza, dettata da eventi (mosse) conseguenti.

Quando la partita inizia è come nascere, con le figure posizionate sulla scacchiera (16 per parte, allineate) come un libro ancora da scrivere; la partita ha inizio, le pagine della vita cominciano ad essere riempite, ad ogni mossa di uno c’è la mossa dell’altro, come ad ogni evento ne consegue un altro, e se a quel punto la mossa è diversa (l’evento è diverso), cambia la mossa successiva (e quindi l’evento che ne deriva).

Le mosse sulla scacchiera sono il destino di ognuno di noi

L’avvio del gioco e delle situazioni successive createsi dalle mosse alternate dei due giocatori fanno sì che la partita si evolva in un modo piuttosto che un altro, in un destino non programmato ma, se si gioca al meglio, almeno indirizzabile; siamo noi quindi a crearcelo, vincendo la partita se siamo ben preparati a giocarla.

Un destino che si orienta già dalle prime mosse, immaginando quelle dell’avversario e contrastandone l’azione, proseguendo nell’alternanza di mosse (quindi di decisioni prese) che, pur non corrette in modo palese, dopo le mosse successive si rivelano tali, non avendo avuto capacità di comprenderne gli effetti; ne siamo quindi padroni, anche se spesso ci si giustifica dando colpe al fato o agli altri (le mosse dell’avversario).

Il gioco, come la vita, si manifesta con innumerevoli varianti

Nella scacchiera ci sono 64 caselle e posizioni diverse, 32 pezzi che si muovono in modo differente, 2 giocatori ognuno con le proprie idee; le varianti, soprattutto dopo le prime 15-20 mosse, diventano molteplici con esiti totalmente differenti a seconda di una mossa (evento) o di un’altra ai fini della mossa successiva (e quindi dell’evento conseguente). Come nella vita, dove necessita ponderare ogni nostra scelta al fine di ricercare le varianti migliori e, di conseguenza, prendere decisioni che possano giovarci per il futuro prossimo o remoto.

Nessun istinto (indovinare la mossa giusta sarebbe solo fortuna) ma riflessione, per non trovarci di fronte a situazioni non immaginabili quando ci rendiamo conto di non aver considerato ciò che c’era da considerare; come negli scacchi dove, a fronte di mosse sbagliate, si subisce “scacco matto”, cioè il fatto irreversibile.

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