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Deepfake: le istruzioni del Garante su come proteggerci

Che cosa sono i Deepfake? Quali sono i rischi e come possiamo tutelarci? Ci viene in aiuto il Garante per la protezione dei dati personali.

Che cosa sono i Deepfake?

Il termine Deepfake nasce dalla fusione dei termini “fake” (falso) e “Deep Learning”, una branca dell’Intelligenza Artificiale basata sull’apprendimento da parte delle “macchine” attraverso i dati e le informazioni ricevute grazie all’utilizzo di specifici algoritmi.

I Deepfake sono video, foto o audio realizzati attraverso software che, partendo da immagini o audio reali, sono in grado di ricreare o modificare in modo sorprendentemente realistico i movimenti e le caratteristiche di un corpo o di un volto o di imitare fedelmente una voce.

Le tecnologie dei Deepfake nascono a supporto dell’industria cinematografica. Inizialmente molto costose e pertanto poco diffuse, negli ultimi anni hanno iniziato a diffondersi anche in applicazioni e software che, attraverso il semplice utilizzo del nostro smartphone, sono in grado di realizzare Deepfake anche molto realistici. Pensiamo solo alle applicazioni tanto di moda al giorno d’oggi in grado di invecchiare i nostri volti, farci cambiare genere o farci diventare star di grandi film.

Con la diffusione di queste tecnologie, sono aumentati i rischi a esse connessi.

I rischi dei Deepfake

I Deepfake sono in grado di ricostruire situazioni e contesti mai avvenuti e, se ciò avviene senza il consenso dei diretti interessati, può determinare una grave minaccia per la dignità e la riservatezza delle persone.

I Deepfake, infatti, comportano una perdita di controllo dell’immagine ma anche delle idee e dei pensieri degli interessati che possono essere completamente travisati da comportamenti o discorsi falsi che esprimono in foto, video o audio. Le vittime possono essere rappresentate in luoghi, contesti o con persone che non hanno mai frequentato o non frequenterebbero mai, ponendole in situazioni che potrebbero apparire compromettenti.

I rischi maggiori sono connessi a particolari tipologie di Deepfake, i Deepnude, con cui le vittime (compresi i minori) possono essere rappresentate nude, in situazioni compromettenti (ad esempio in compagnia di presunti amanti) o addirittura in contesti pornografici. Tali tecnologie sono inoltre in grado di “spogliare” immagini di persone vestite, ricostruendo l’aspetto del corpo sotto gli indumenti.

I rischi connessi ai Deepfake vanno dal “semplice” ricatto fino ad arrivare ad azioni psicologicamente e socialmente estremamente dannose per le persone. Pensiamo, ad esempio, al sempre più diffuso fenomeno del “Revenge porn”, la condivisione online di foto e video in contesti sessuali o pornografici (falsi, nel caso dei Deepnude), a scopo di ricatto, screditamento, denigrazione o vendetta, fino ad arrivare alla pratica del “Sexting” (lo scambio e diffusione di immagini di nudo), alla diffusione della pornografia illegale e a reati gravissimi come la pedopornografia.

Immagini e video deepfake possono essere creati anche allo scopo di realizzare veri e propri atti di cyber bullismo, soprattutto verso i più giovani. A livello più ampio, i Deepfake possono interessare figure politiche o opinion leader ed essere realizzati allo scopo di influenzare l’opinione pubblica o addirittura il voto, manipolando una massa spesso non in grado di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.

Un ulteriore rischio connesso al Deepfake è rappresentato dai fenomeni di “Spoofing” ovvero il furto di informazioni attraverso la falsificazione di identità di persone o di dispositivi al fine di ottenere la trasmissione di dati, del “Phishing” e del “Ransomware”. Volti e voci ricreate dalla tecnologia possono essere utilizzati per ingannare i sistemi di sicurezza basati sui dati biometrici facciali e vocali.

Come proteggerci dai Deepfake

Sebbene le grandi imprese del digitale si stiano attivando per sviluppare metodologie per contrastare tale fenomeno e tutelare gli utenti, lo strumento di difesa più efficace è rappresentato dalla responsabilità e attenzione delle persone. Ecco come fare:

evitare di diffondere immagini personali o dei propri cari in modo incontrollato. E’ bene ricordare che le immagini, i video e gli audio postati sui social media potrebbero rimanere online per sempre e che, anche nel momento in cui si decida di cancellarli, qualcuno potrebbe essersene già appropriato;

non è semplice ma si può imparare a riconoscere un Deepfake: l’immagine può apparire sgranata o sfocata (“pixellata”), la bocca può apparire deformata o troppo grande quando la persona parla, gli occhi possono muoversi in modo innaturale, la luce e le ombre possono sembrare anormali;

nel caso in cui si abbia un dubbio relativamente alla veridicità di un’immagine o di un video è assolutamente necessario evitare di condividerlo evitando così di moltiplicare infinitamente il danno alle persone attraverso la diffusione incontrollata, segnalandolo come possibile fake alla piattaforma che lo ospita;

nel caso in cui si pensa che il Deepfake sia stato utilizzato in violazione della privacy o ai fini della commissione di un reato, è possibile rivolgersi alle autorità di polizia o al Garante per la protezione dei dati personali.

Le Autorità possono intervenire per prevenire e sanzionare le violazioni della privacy e la commissione di reati, ma l’arma più efficace rimane sempre il buonsenso delle persone, da una parte utilizzando con criterio le piattaforme di condivisione a disposizione, dall’altra attraverso un’informazione approfondita e un’analisi della verificabilità delle fonti.

Fonte: Garante per la protezione dei dati personali “Deepfake – Il falso che ti “ruba” la faccia (e la privacy)” – Dicembre 2020

E. Landini