Informazioni generali

L’ennesimo rinvio della plastic tax

In cosa consiste la plastic tax

Dopo una fase in cui sembrava in procinto di essere introdotta anche in Italia, l’entrata in vigore della plastic tax è stata ulteriormente rimandata, per la quarta volta. Scopriamo di seguito in cosa consiste nello specifico e perché non è più possibile aspettare oltre. Senza entrare troppo nel merito della questione, la plastic tax è, come si può intendere facilmente dalla sua denominazione, una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro da applicare a ogni chilogrammo di manufatti in plastica con singolo impiego, i cosiddetti MACSI. Manufatti destinati a svariati usi, tra i quali rientrano la protezione, il contenimento e la consegna dei prodotti. La tassa, che non sarà dovuta sulla plastica compostabile né tantomeno su quella riciclata, verrà calcolata prendendo come base di riferimento gli imballaggi generati e, per l’appunto, non riciclati nell’arco di un anno. Ad essere gravati dal provvedimenti saranno principalmente i produttori, gli eventuali importatori e, inoltre, gli acquirenti, ovvero coloro che, ad esempio, acquisteranno i MACSI nell’esercizio della propria attività economica.

Un consumo più consapevole

La plastic tax trova il suo riferimento normativo nella direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Il fine ultimo è evidente: disincentivare il ricorso a prodotti in plastica attraverso lo strumento dell’imposizione fiscale, riducendone quindi la produzione e, come diretta conseguenza, il consumo su larga scala. Nonostante ciò, come accennato pocanzi, i rinvii si susseguono. Il documento programmatico di bilancio per il 2022, licenziato dal Consiglio dei ministri al termine dello scorso anno, ha posticipato, infatti, l’introduzione della misura al primo gennaio 2023. E a dover attendere sarà, ancora una volta, il clima, aspetto quest’ultimo fortemente criticato da parte delle associazioni ambientaliste. In prima fila Legambiente, la quale, per voce del suo presidente Stefano Ciafani, ha dichiarato in una recente intervista che “con il rinvio si rallenta la transizione verso un maggiore utilizzo di plastiche verdi e meno inquinanti” *. Oltre a posticipare nel tempo un cambiamento culturale altrettanto importante, che porterebbe i cittadini a un consumo diverso, improntato a una maggiore consapevolezza.

Le reazioni positive

Non sono mancate, tuttavia, anche delle reazioni positive alla notizia dello slittamento del provvedimento, pervenute specialmente dal settore industriale e da chi, quelle stesse industrie, le rappresenta quotidianamente, ovvero Confidustria, la principale organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi italiani. Secondo quest’ultima, in particolar modo, non è quello che stiamo attualmente vivendo il periodo ideale per creare ulteriori ostacoli alle imprese, già fortemente penalizzate dalle misure di contenimento messe in campo dal governo per arginare la diffusione della pandemia. Sta di fatto che la plastic tax non potrà essere rimandata all’infinito. Il timore concreto è che, rimando dopo rimando, il tutto finisca per portare a un nulla di fatto, alla sua definitiva cancellazione.

Fonti

Francesco Di Raimondo