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Alla ricerca dell’acciaio verde

Tra gli obiettivi strategici definiti dall’Europa in ottica di riduzione delle emissioni globali vi è quello della decarbonizzazione e della transizione alla produzione del cosiddetto acciaio verde, a emissioni zero. Una sfida per il vecchio continente alla base di una rivoluzione che tutti auspicano.

Le soluzioni proposte

Sono tre le principali soluzioni proposte per ridurre per quanto possibile la dipendenza del settore dell’acciaio dal carbone:

  1. l’acciaio può essere riciclato attraverso l’uso di forni elettrici che, grazie al calore generato da un arco voltaico generato tra elettrodi, sono in grado di raggiungere temperature di oltre 1600° C in grado di fondere materiali di scarto per dare nuova vita all’acciaio;
  2. scaldando il ferro in presenza di gas ricchi di idrocarburi come il metano, ne si verifica la riduzione senza l’uso di altiforni; il metano viene convertito in anidride carbonica che, considerato l’impatto negativo da questa generato sull’ambiente, dovrà essere intrappolata da sistemi di cattura e stoccata;
  3. la riduzione del ferro può avvenire anche utilizzando l’idrogeno molecolare (H2) generato da energia pulita; in entrambi i casi, dal minerale così ridotto è possibile produrre acciaio in un forno ad arco elettrico, alimentato ad energia pulita. È quest’ultima soluzione che sta prendendo sempre più piede grazie alla riduzione dei costi di produzione dell’idrogeno molecolare attraverso l’elettrolisi, processo in grado di scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno gassosi attraverso l’uso dell’elettricità.

Una sfida necessaria

Il settore siderurgico è tra i settori sui cui L’Europa pone maggiore attenzione nell’ambito del Green Deal e sembra aver puntato tutto sullo sviluppo della tecnologia a idrogeno.

Il commissario per il clima e il Green Deal europei, Frans Timmermans ha affermato che “In Europa poco più di un anno fa l’elettrolisi era una nicchia. Ora tutti lo vedono come uno degli elementi fondamentali per la creazione e lo stoccaggio di risorse energetiche sostenibili, utilizzando e adattando l’infrastruttura esistente”.

Riferendosi alla questione dell’Ilva di Taranto ha aggiunto “Conosco Taranto, e so che la città ha due anime. Una è l’indispensabile attività economica, l’altra è la devastazione ambientale causata da quell’attività. Immaginate di poter risolvere questo paradosso portando l’acciaio verde a Taranto. Si potrebbero creare un ambiente e un’economia sani. Non accadrà domani, ma le autorità nazionali insieme a noi e al settore siderurgico dovranno avere una visione di come arrivare a quel punto”.

La sfida è quella di creare delle Hydrogen Valleys all’interno delle quali produrre idrogeno da fonti rinnovabili da utilizzare nei comparti produttivi presenti sul territorio, con particolare riferimento a quello siderurgico.

Tra i progetti in corso vi è quello svedese di Hybrit, Hydrogen Breakthrough Ironmaking Technology, un progetto che prevede la produzione di acciaio verde attraverso l’uso dell’idrogeno in tutte le fasi che attualmente richiedono l’uso del carbone. Più di un progetto, in realtà, considerato che l’impianto pilota finanziato da SSAB, LAB e Vattenfall è attivo ormai da un anno. L’obiettivo è quello di avere una soluzione per l’acciaio senza l’uso di fossili entro il 2026.

A livello Italia, un simile progetto potrebbe integrarsi perfettamente con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove una consistente parte dei fondi è destinata agli interventi in campo ambientale. Sicuramente un ottimo investimento sotto molti punti di vista, dalla rivoluzione green dell’acciaio alla ripresa di un mercato in declino a causa della concorrenza straniera.

Fonti: Oggiscienza – “Dai meteoriti all’idrogeno, storia e prospettive dell’acciaio”; Hybrit – Fossil Free Steel

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Simona De Pedrini

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