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Lavoro e disabilità: un difficile equilibrio

La scarsa attenzione verso la disabilità, purtroppo, è ancora oggi una delle più grandi pecche nelle aziende. Le disposizioni da attuare per un disabile richiedono maggiori attenzioni e questo spesso viene visto come un costo. Ecco i dati dell’attualità.

La legge

È vero che ai sensi dell’art. 1 Cost. il lavoro non deve essere solo fonte di reddito, ma anche di dignità per l’Uomo. Questo però non sempre viene garantito.

Anche il Testo Unico sulla Sicurezza prevede l’obbligo di assunzione di soggetti con disabilità una volta superati i 15 dipendenti, ma questo non sempre accade.

Causa di questo sono sicuramente i ridotti controlli alle aziende.

L’Italia oggi

In Italia l’attenzione al tema dell’inclusione dei disabili in azienda è pressoché assente e la situazione è peggiorata con la diffusione della Pandemia da Covid 19. Il tasso di occupazione delle persone con disabilità è più basso rispetto alla media europea. Enrico Seta, presidente dell’Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro (ANDEL), ha infatti sottolineato che su 100 persone con disabilità di età compresa tra i 15 e i 64 anni solo il 35,8% hanno un impiego, mentre in tutta Europa il 50% (quasi 20 punti percentuali in più) delle persone disabili ha un’occupazione.

Probabilmente ciò che non funziona in Italia è la modalità di collocamento dei disabili, per questo si sta pensando di realizzare una banca dati apposita. Il focus di quest’anno verte sull’apportare delle modifiche alla legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Uno degli obbiettivi nella Missione 5 C1 del PNRR consiste infatti nel migliorare e, di conseguenza, aumentare l’inserimento in ambito lavorativo delle persone con disabilità. Come fare? Queste le parole dell’Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro: “Occorre un progetto specifico di rilancio dell’iniziativa sulla disabilità-lavoro, con un finanziamento ad hoc, noi ad esempio abbiamo chiesto almeno 500 milioni di euro sugli oltre 6 miliardi assegnati nel PNRR per le politiche attive sul lavoro, che con modalità flessibili, finanzi percorsi individuali di accompagnamento e coinvolga il Terzo Settore che è un grande serbatoio di motivazione, competenze e solidarietà”.

Attualmente, infatti, ANDEL ha consegnato al Ministro Orlando e alla Ministra Stefani un dettagliato progetto in proposito.

Di seguito due possibili soluzioni:

  • nominare un tutor aziendale che aiuti e affianchi il soggetto con disabilità;
  • realizzare la figura del Diversity Manager responsabile dell’inserimento dei disabili nel posto di lavoro che organizzi progetti personalizzati di formazione dei lavoratori con disabilità.

Vedremo come e se questi e altri progetti determineranno un miglioramento nei prossimi mesi.

Note:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/01/lavoro-in-italia-i-disabili-sono-ancora-i-grandi-esclusi-solo-il-35-occupato-e-le-donne-sono-le-piu-svantaggiate-le-storie/6183622/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/06/disabili-a-lavoro-la-diversita-e-un-valore-aggiunto-cosi-vanno-sensibilizzate-le-imprese/6051404/

E. De Vecchi