Ogni volta che assumiamo un farmaco riceviamo delle indicazioni dal medico o dal farmacista riguardo alla sua assunzione insieme a specifici alimenti o bevande. Allo stesso modo, i foglietti illustrativi ci consigliano l’assunzione dei medicinali, a seconda dei casi, vicino o lontano dai pasti. Ma quali sono le ragioni per cui ci vengono date queste indicazioni?
I farmaci nel nostro organismo
Nel momento in cui introduciamo dei farmaci nel nostro organismo, questi vanno incontro a diversi passaggi, necessari a far sì che essi esercitino il proprio effetto terapeutico; vengono, infatti assorbiti, metabolizzati, resi “usufruibili” per il nostro organismo e, infine, eliminati.
Cibi e bevande possono influire su queste fasi, facendo sì che un farmaco possa essere assorbito in quantità maggiore o minore, così come eliminato in modo più veloce o più lento andando, di conseguenza, ad alterare gli effetti che lo stesso ha sul nostro corpo.
Il ruolo degli alimenti
Seguire una corretta alimentazione, specifica per il regime farmacologico che si sta assumendo, può non solo migliorare la risposta alla terapia in corso, ma anche minimizzarne gli effetti collaterali legati proprio all’interazione farmaco-alimenti.
Oltre alla presenza di specifici alimenti nella dieta, anche l’assunzione di farmaci a stomaco vuoto o pieno incide sulla vita dei medicinali nel nostro organismo. In base alla composizione molecolare delle medicine può essere quindi consigliabile assumerle durante o lontano dai pasti.
Alcuni esempi
Esempi classici di alimenti che andrebbero evitati durante una terapia farmacologica sono rappresentati da alcool e caffè, quasi sempre sconsigliati.
Infatti, gli enzimi del fegato che metabolizzano l’alcool agiscono anche sul metabolismo dei farmaci, riducendone la “vita utile”; in modo analogo, ma opposto, l’assunzione contemporanea di farmaci e alcool potrebbe portare ad un sovradosaggio dei principi farmacologici, in quanto gli enzimi epatici sarebbero impegnati a metabolizzare la sostanza alcolica lasciando le molecole medicinali più disponibili all’organismo.
La caffeina, invece, interagisce con diverse categorie farmacologiche portando nella maggior parte dei casi ad effetti stimolanti ed all’insorgenza di situazioni quali aritmia, tachicardia, ipertensione e tremori. Da non tralasciare è il fatto che non solo il caffè contiene caffeina, ma anche molti integratori alimentari, che potrebbero essere assunti “in buona fede” dai pazienti e portare allo sviluppo di questi effetti negativi.
Un altro esempio è rappresentato da latte e uova che, assunti durante specifiche terapie antibiotiche, possono “sequestrare” il farmaco non rendendolo disponibile all’organismo, riducendo così l’efficacia della terapia stessa.
Quando assumiamo un farmaco, soprattutto se è rappresentato da un medicinale da banco preso per una situazione sporadica, non sempre poniamo attenzione alle nostre concomitanti abitudini alimentari. Ogni molecola presente sul mercato, tuttavia, è stata sottoposta a studi di farmacocinetica, che si occupano proprio di indagare come i processi dell’organismo possano influenzare i farmaci. Per questo motivo è essenziale, prima di prendere una medicina, leggere attentamente il foglietto illustrativo allegato.